Nell'interpretare don Rodrigo, Buccirosso inserisce tra una battuta ed un'altra, ed a più riprese, affermazioni omofobe.
Quando i bravi gli propongono unioni tra persone dello stesso sesso, infatti, don Rodrigo li riprende severamente:
Ci vuole ancora tempo pe'ste cose qua, non siamo ancora pronti!
Ed incalza, dando la definizione di famiglia come dell'unione tra un uomo ed una donna, l'unica in grado di procreare.
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Nel secondo atto fa riferimento alle adozioni, possibili solo ed unicamente in presenza di un uomo e di una donna.
Il tutto costellato dall'omosessualità latente di uno dei due bravi, oggetto di scherno e motivo di ilarità.
In un' intervista di due giorni fa a Il Mattino lo stesso Buccirosso ha dichiarato:
Non riesco più a scrivere soltanto per far divertire. In questo copione, per esempio, dò più importanza ai valori umani, quello della famiglia innanzitutto; il suo crollo è un cancro delle nostre società; [...]
È stato davvero deprimente vedere il teatro utilizzato come strumento in cui far passare un certo tipo di messaggio ed altrettanto deludente venire a conoscenza della posizione di un attore che in passato mi ha fatto ridere. Ieri sera più che ridere mi veniva da piangere.
E, mentre ci si avviava verso il finale dell'opera, quando cioè Lucia annunzia il suo voto di castità a Renzo, che si dispera:
Che ne sarà di me? Se già dicevano che ero un mezzo uomo che ne sarà di me?
Interviene don Rodrigo con il solito refrain:
Passerai a chell'ata sponda!
Evidentemente io e il sig. Buccirosso abbiamo opinioni nettamente divergenti riguardo chi o cosa sottragga interezza ad un uomo.