11.10.15

Io e lei. E l'altro.

Marina e Federica - interpretate da Sabrina Ferilli Margherita Buy - fagocitano la scena con la propria storia d'amore. 

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Dopo qualche anno sotto lo stesso tetto, come accade alla stragrande maggioranza delle coppie, le due donne sono entrate nella monotona quanto rassicurante routine quotidiana, da cui derivano ritualità e meccanismi scanditi da canovacci noti, sia all'interno dello spazio domestico, sia all'esterno, al lavoro e con le rispettive famiglie.
Il film mostra dunque l'assoluta normalità di un rapporto di convivenza di una coppia qualunque, in cui è facile identificarsi o identificare.
Unica e marginale nota stonata sono i baci, poco convincenti, a tratti puerili.


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La scelta delle attrici è molto azzeccata. La spontaneità della Ferilli conferisce freschezza alla commedia e porta ai limiti della comicità la costante incertezza della Buy.
Incertezza che si manifesta anche riguardo l'orientamento sessuale di Federica, che ha alle spalle un divorzio con un uomo da cui ha avuto un figlio, e che non riesce ad accettare la nuova condizione.
In questo momento storico, in cui larga parte del pubblico ha ancora bisogno di certezze riguardo i rapporti omoaffettivi, ci si sarebbe potuti spingere fino in fondo nel descrivere gioie e dolori di questi matrimoni non riconosciuti; in tal modo si corre invece il rischio di delegittimare le donne di un'autonomia in amore e di rafforzare lo stereotipo che fa del fallo il primo motore mobile della sessualità. 

In ogni caso la regista Maria Sole Tognazzi merita un forte plauso per aver dato il proprio contributo, riuscendo a descrivere magistralmente un rapporto di convivenza tra due donne mature in maniera profonda e realistica, e per aver portato nelle sale italiane una tematica che è spesso relegata in un settore di nicchia della cinematografia.

2 commenti:

  1. Condivido tutta la tua analisi. Vorrei però osservare che è impensabile attrici di quella esperienza, non avrebbero saputo fare di meglio, molto probabilmente sono state bloccate da un antico andazzo del nostro Paese per il quale chiunque scriva o reciti ecc. qualcosa di inerente il mondo LGBT, viene immediatamente etichettato. Non dimentichiamo che la Ferilli è stata per molto tempo un'icona erotica del mondo etero; e la Buy una specie di intellettuale del cinema italiano. Moretti l'ha scelta per impersonare sè stesso nel film "Mia madre", per esempio. Se la scelta della regista di affidare i ruoli di questo bel film ( si potrebbe dire normale in un paese che normale non è) a loro, è stata azzeccata, poichè ha reso la pellicola popolare anche fra le persone "non informate sui fatti", in un altro verso, a me pare, lo ha sottilmente frenato nella sua capacità di espressione. In altre parole: nel nostro Paese bisogna metterla così; ed è stato questo che a me, quando l'ho visto, alla fine ha fatto esclamare: bello il gatto. È sempre un piacere leggere i tuoi post. Ciao.

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  2. Ciao! Grazie per il suo commento. È già un onore per me pensare che qualcuno legga i miei post, figurarsi se si aggiunge anche il piacere. A presto!

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